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SPIRITO INTELLIGENTE

Ricordati che l'essere ignota non impedisce alla verità d'esser vera.

MORIAMO PER PAURA DI VIVERE



La sensazione più forte, tornato dal cammino di Santiago, l'informazione più illuminante, durante quella spettacolare esperienza, è stata constatare quanto sia realmente lungo un giorno da essere umano. Non un giorno da operaio, o da moglie, o da presidente o da un qualsiasi altro ruolo illusorio che ci siamo costruiti, solo da essere umano.
Camminando sin dall'alba, senza pressioni, senza punti di riferimento, senza obblighi, ne scadenze opprimenti, ho potuto sperimentare cosa significhi vivere da essere umano.
L'eternità era in ogni singolo istante, non c'era matematica possibile a sostenere la misura di quel vivere; ore, giorni minuti.. scomparsi.. 
Sapevo che avrei camminato, che qualcuno mi avrebbe ospitato, che avrei mangiato e che sarei ripartito, ed era tutto nelle mie scelte.
Ogni passo, ogni sasso ogni curva erano una mia decisione cosciente; rara-mente la mente era in colloquio con se stessa, era più preoccupata ad immagazzinare sensazioni, per la prima volta veramente in tutta la vita trascorsa, gli occhi erano aperti. E non c'era velo tra l'aria e la terra e la mia percezione, non c'era distanza tra il passo che facevo e la consapevolezza di quel passo...quante volte camminiamo, guidiamo, lavoriamo, mentre siamo da un'altra parte con la mente. Lì no.
E allora ho scoperto che un giorno da disoccupato, da operaio o presidente, commesso o padre era infinitamente più breve di quelle giornate da essere umano. Quando la sera ti fermavi, era implicito l'impulso a prenderti cura di te stesso: le scarpe, le vesciche, l'acqua da bere, una doccia calda. Tutto era un rito, non era ne tardi ne presto per nulla, i dolori fisici e mentali guarivano da soli; non erano anestetizzati, non erano dimenticati...l'esatto contrario. Perchè una giornata da essere umano, non ti permette di nasconderti, non ti permette di non vedere; quel contatto intimo col tuo corpo che sei costretto a sentire, ma a cui sei legato con amore perchè è attraverso lui che sperimenti tutte quelle sensazioni curative, quel contatto con il muoverti, con il senso dinamico dell'essere, dove tutto è nuovo, dove il mettersi in gioco fa parte del gioco, quello stato sublime è così potente da rallentare la matematica, la fisica e tutte le altre leggi dell'universo materiale. Una giornata da essere umano sul cammino di Santiago, durava 10 anni di una vita mediocre passata ad eseguire i soliti comandi, i soliti gesti, le solite situazioni. 
Questa sensazione mi guida ancora su questo stesso sentiero, è un lumino nel buio dei momenti cosiddetti vuoti, dove aspettiamo apolcalissi o fuochi d'artificio per cercare di avere la sensazione che finalmente sta succedendo qualcosa. Non crediamo possibile riuscire a vivere un'intera vita sapendolo. Ci accontentiamo di poco, spesso di niente, ma senza veramente accontentarci; ci struggiamo, ci ammaliamo, ci arrovelliamo sul fondo, con la mente che come unico consiglio ti chiede di scavare ancora. E ogni tanto sbrocchiamo si, ma siamo così impacciati e così assopiti, drogati dalle leggi, dai nostri dogmi personali, che come unica reazione abbiamo maggiore volontà di sprofondare, per i sensi di colpa, per codardia, per orgoglio.
E siamo malati, e invidiamo chi sorride; perchè non c'è un cazzo da ridere ! e allontaniamo chi vede il rovescio della medaglia; perchè il mondo fa schifo e l'uomo anche ! E per primi non muoviamo un passo per creare alternative; perchè ormai non si può fare nulla, chi sono io, spero solo che tutto crolli e l'uomo venga sterminato perchè un virus ! ehehe Beh anche chi gioca a fare il positivista, lo fa per esorcizzare questo cancro che lo attanaglia.
E'ora di cominciare a fare il pane ( come dice Rocco Bruno ), è ora di cominciare a sentirsi malati, senza andare in giro come se non lo fossimo, in cerca dei mostri per fingere di essere normali; è ora di cominciare a dare una buona diagnosi del nostro male.
Se io, che sto scrivendo, sapessi di avere un cancro, avrei una possibilità per aprire gli occhi, ed una per chiuderli. La maggior parte della gente, messa sotto scacco dall'unica reazione che ci hanno insegnato ad esprimere quando si sente parlare di morte, e cioè PAURA, risponde che non vorrebbe saperlo. Preferirebbe continuare a fingere che tutto è come prima. Si alzerebbe alla stessa ora, moderatamente scazzato, bestemmierebbe gli antichi avi in nome del governo ladro, andrebbe a lavorare in quel posto che odia ma che deve far finta che gli piace, etc etc.. così fino al giorno che i crampi del dolore gli ricordino, che stava vivendo fino a quel momento.
E una volta che questa informazione diviene reale, e non più un concetto astratto, nel momento in cui deve rendersi conto che il viaggio è finito, in quel preciso momento rimpiange l'intera vita; domandandosi perchè non abbia mai mandato a quel paese il capo sfruttatore, perchè abbia trascurato questa e quella persona, perchè non abbia fatto quel corso di pilota che tanto voleva fare, e confessare il proprio amore alla persona di cui è stato veramente innamorato...e tutta una serie di scelte che ciascuno di noi sceglie di ignorare e che un giorno saranno molto più chiare di oggi.
La morte bussa alle nostre porte per ricordarci che stavamo vivendo. Non temiamo la morte perchè ci porta via da questo mondo, ma perchè ci ricorda che stavamo vivendo una vita preziosa come se non lo fosse. Temiamo la morte perchè abbiamo paura di Vivere, continuiamo a morire per paura di vivere.
Ogni sera, sul cammino, parlando con persone di tutto il mondo, l'impressione forte era che se da un momento all'altro fosse venuto giù il mondo, l'avremmo accettato di buon grado; sapevamo di stare vivendo, e in quel sapere la morte non era più un demone nero con una falce che si muoveva nell'ombra, ma una porta, semplicemente una porta. Ogni sera di quei giorni da essere umano, prima di andare a dormire mi ripetevo: dopo oggi, posso anche morire. E una parte di me moriva davvero con il sole, ed un'altra rinasceva all'alba...l'eternità...eccola l'eternità.
Tornare a fare il pane, ad impastare tutto quello che abbiamo, non quello che dicono gli altri, tornare ad essere alchimisti, tornare a muovere i muscoli e a camminare, a perdere le identità e le sicurezze illusorie di leggi astratte, scritte da uomini che come noi, hanno a che fare con i demoni del proprio ego. Il potere è solo l'astrazione estrema e condivisa di un'estremo che è in tutti noi. Tra i "buoni" ci sono i "buonissimi", e questi buonissimi si battono per l'amore e la libertà, e tra i "cattivi" ci sono i "cattivissimi" che lottano per il potere e la paura. Ma la domanda essenziale da farsi è: chi di noi non incarna in se un pò dell'uno e un pò dell'altro ? Tutti noi ! Chi è senza peccato scagli la prima pietra disse un povero cristo... 
Quindi se questi estremi che ci dominano, che incarnano i nostri carnefici, non sono altro che l'essenza di un nostro male comune, le ragioni da ricercare per poter cambiare le cose vanno ricercate in ognuno di noi, senza giudizio e senza dogmi. Siamo malati, dobbiamo guarire... non curarci... guarire.. e visto che il male di uno è il male di tutti, ognuno guarisca se stesso per guarire gli altri. Se poi volete c'è sempre l'apocalisse... ma ricordate sempre la storiella di prima...quel giorno, purtroppo per chi non vuole ancora convincersi, vi renderete conto di cosa sia la vita, e di quanto scemi siete stati a far finta che fosse solo un errore genetico alieno misto alle leggi matematiche, di chi poi ?! Non lo sapete neanche voi... se solo accettaste che se ci sono delle leggi, c'è coscienza dietro... forse non avreste bisogno di maestri e guru, per comprendere quale è veramente la materia prima di cui siamo fatti. E non parlo di atomi, o quantici effetti matematici, o molecole e robaccia chimica, ma di quella sostanza di cui siamo l'effetto e i concreatori. Ogni essere vivente su questo mondo, ogni più piccolo equilibrio, ogni più fragile legame chimico di questo pianeta è testimonianza di qualcosa di cosciente; quale è la matrice che è comune a tutte le cose che esistono, che vediamo o che non riusciamo a vedere ? Cosa rende vivo un uomo... il cuore ? il cervello ? il sangue ? I vegetali non hanno cuore, ne cervello, ne sangue, eppure a loro modo hanno un sistema perfetto che le muove e le rende in equilibrio con il campo in cui sono immersi. C'è qualcosa di impalpabile al tatto, e di estraneo al pensiero logico matematico, che tiene insieme tutti noi e l'universo intero; e basterebbe vivere da esseri umani, con i giorni che durano in base all'esperienza degli istanti presenti, facendo quello che vogliamo fare, quando lo vogliamo fare, rispettando gli altri senza le regole per farlo, ma con l'amore di farlo. Perchè se solo per una volta voi possiate sperimentare quanta vita c'è in un giorno reale, fatto di coscienza e consapevolezza no stop, quanto si possa ricevere in quello stato d grazia, e quanto si è in grado poi di dare, nessuno temerebbe più la morte...sarebbe solo un dettaglio importante, ma pur sempre un dettaglio.
E allora quel giorno che comprenderemo la vita, e la ameremo......smetteremo di morire....
"E come faremo a stare tutti su questo pianeta senza morire ? dobbiamo morire, suvvia !
Beh si, diciamo che quella è una possibilità, l'unica che ci è venuta in mente nel frattempo che odiamo la vita...quando l'ameremo, e tutti si saranno svegliati, ti garantisco che smetteremo di morire....troveremo un'altra soluzione...più ingegnosa e stimolante...

Penulis : Marco ~ Sebuah blog yang menyediakan berbagai macam informasi

Artikel MORIAMO PER PAURA DI VIVERE ini dipublish oleh Marco pada hari venerdì 20 aprile 2012. Semoga artikel ini dapat bermanfaat.Terimakasih atas kunjungan Anda silahkan tinggalkan komentar.sudah ada 2 komentar: di postingan MORIAMO PER PAURA DI VIVERE
 

2 commenti e pensieri:

  1. E hai dovuto camminare così tanto per capire queste cose ovvie? Se non sei stato capace di acquisirle fermo con il corpo davanti ad un tramonto, se non sei stato capace di acquisirle nella vita di ogni giorno, sei non sei stato capace di vedere che nelle differenze non ce ne sono, proprio non capisco come tu ti possa arrogare il diritto di giudicare un presidente, una moglie, un impiegato come non vivessero. Sono solo stati mentali differenti,e sì, per fortuna si muore, per pietà, non per paura.

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  2. E' bellissimo quello che hai scritto, grazie per averlo condiviso.

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